Produzioni Agricole
Olio Extra vergine d’Oliva
L'Olio extra vergine di Olive del Podere Claricca è prodotto secondo una filosofia puramente biodinamica, che si traduce in tecniche di coltivazione che rispettano pienamente la natura non prevedendo in alcun modo e per nessuna ragione l’utilizzo di prodotti di sintesi, anche se inclusi nei disciplinari di coltivazione biologica. Dalla metà del mese di Ottobre, quando il colore vira dal verde al violaceo, le olive vengono raccolte a mano (brucate), in modo da rispettare l’integrità dei frutti.
Le olive, a poche ore dalla raccolta , arrivano al frantoio fresche e sane: condizione essenziale per avere un olio dal profumo fruttato e dal sapore caratteristico di oliva.
Si ottiene così un vero e proprio “succo d’oliva” assolutamente naturale e ricchissimo di sostanze antiossidanti, prezioso patrimonio per il nostro organismo.
Tipologia: Olio Extravergine di Oliva
Area di produzione: Toscana - Colline pistoiesi
Cultivar: Moraiolo (60%), Frantoio (20%) Leccino (20%), Pendolino (10%)
Sistema di raccolta: Brucatura manuale tra la fine di Ottobre e la fine di Novembre.
Sistema di molitura: Frangitore a martelli.
Metodo di estrazione: La frangitura avviene entro le 24÷36 ore dalla raccolta, a freddo, in 2 fasi a ciclo semi continuo.
Gusto: Erbaceo, di oliva fresca, con tipici sentori di carciofo, in giovinezza; rotondo e suadente nella maturità
Abbinamento: Eccellente a crudo con insalate, carni, verdure e legumi bolliti ma anche per dare gusto e sapore a sughi e primi piatti.
Grazie all'intensità di questo extravergine, piccole quantità sono sufficienti per aggiungere ai piatti aroma e sapore.
Qualità
Acidità: 0,14 (Valore limite Reg. CE ≤0,8 / Valore limite IGP ≤0,50)
Perossidi: 4,3 (Valore limite Reg. CE ≤10,0 /Valore Limite IGP ≤10,0
Steroli totali: 1470 (Valore Limite CE ≥1000)
Mediana del Fruttato: 4,0 (Valore richiesto IGP ≥3)
Mediana dell’Amaro: 3,3
Mediana del Piccante: 4,5
Mediana del Difetto: 0 (Valore richiesto IGP=0)
Rapporto di Prova TUV SUD Nr. 20-LA50806-016793 e 20-LA52870-016793 del 27 novembre 2020
Frutta varia e confetture
coltivati o spontanei Cachi, Pere, mele, Albicocche, Nespole, Pesche, Corbezzolo sono curati secondo i principi naturali e biodinamici e destinati al consumo diretto ed alla preparazione di confetture .
Ortaggi
Pomodori, piselli, cardoni, Bietole, Spinaci, Patate, insalate varie, carote, zucchini, cetrioli, aglio, Cipolle, zucchini, rape vengono coltivati con amore e attenzione. La concimazione viene effettuata con concime maturo proveniente da un allevamento di bovini ad oltre 800 metri di altitudine sull’appennino pistoiese . Sono destinati al consumo diretto e alla preparazioni di conserve .
Capperi e Cucumci
Appartiene alla famiglia delle Capparidaceae, ordine dei Capparales. Nella sua forma selvatica, così come nasce sulle rocce costiere, è il Capparis spinosa. Il nome è dovuto alla presenza, alla base del picciolo, di due stipole trasformate in spine, non presenti in tutte le varietà. E’ un piccolo arbusto o suffrutice ramificato a portamento prostrato-ricadente. Possiede una lunga radice, che si sviluppa nelle fessure tra le rocce e in vecchi muri principalmente nelle zone costiere a clima mite, ma in posizioni riparate resiste anche nel Nord Italia, e molti fusti lunghi fino ad 80 cm e più rivestiti da foglie sempreverdi, rotondeggianti e lucide, alla base delle quali sono poste due corte spine (su alcune varietà). I boccioli danno origine dal mese di maggio fino alla fine dell’estate ad uno stupendo fiore bianco-rosato con lunghi stami rosso-violetti, del diametro di 4-5 cm, che presenta quattro petali arrotondati e quattro sepali rotondi, sono ascellari e lungamente picciolati ed effimeri. Il frutto consiste in una bacca allungata verde-rossiccia, che giunta a maturazione si apre mostrando un gran numero di semi neri.
Già apprezzato dai Sumeri per i suoi piccanti boccioli, come testimoniano tavolette d’argilla risalenti al 2700 a.C., semi di cappero che risalgono ad oltre 5000 a.C. sono stati ritrovati negli scavi archeologici in Iran e anche nell’Antico Testamento si trovano dei riferimenti. Dalle zone aride dell’Asia minore si diffuse lungo le coste di tutto il Mediterraneo, presso gli antichi Greci e gli antichi Romani, impiagato sia in cucina che per scopi medicinali.
Boccioli e frutti del cappero vengono raccolti a partire dalla fine di giugno , trattati e conservati sottaceto. I capperi sono ottimi come ingrediente di sughi, conferiscono alla ricetto un carattere forte e particolare. I Cucumci sott’aceto sono eccezionali per un aperitivo con formaggi e salumi
Zafferano
La mitologia greca attribuisce la nascita dello zafferano all’amore di un bellissimo giovane di nome Crocus, che viveva al riparo degli Dei. Crocus si innamorò di una dolce ninfa di nome Smilace che era la favorita del Dio Ermes. Il Nume, per vendicarsi di Crocus, trasformò il giovane in un bulbo.
Lo zafferano è conosciuto da millenni, difatti Omero, Virgilio, Plinio ne parlano spesso nelle loro opere ed Ovidio nelle Metamorfosi. Se ne parla nei papiri egiziani del II secolo a.C. nella Bibbia, e nel IX e XII libro dell’Iliade. Isocrate si faceva profumare i guanciali prima di andare a dormire e le donne troiane profumavano i pavimenti dei loro templi.
Lo zafferano si coltivava in Cilicia, Barbaria e Stiria. Infatti Scano scrive che i Sidoni e gli Stiri lo usavano per colorare i veli delle loro spose ed i sacerdoti per profumare i loro templi per le grandi cerimonie religiose. Dall’Asia la coltivazione si estese in varie parti del mondo arrivando anche in Tunisia e da essa in Spagna, coprendo le zone di Albasete, Teruel, Toledo, Valencia e Murcia.
Da queste zone arrivò in Italia per mano di un certo monaco domenicano appartenente alla famiglia Santucci di Navelli. Il nome scientifico Crocus deriva dal greco Krokos, invece il nome zafferano deriva dall’arabo Zaafran.